Sono partita alla volta di Roma in una mattina di marzo per fotografare la famiglia di una collega fotografa, Sara Paolucci.

La fotografia di famiglia significa, per noi fotografe documentariste, un giorno nella vita così com’è senza nascondersi dietro a maschere o  finzioni per far sembrare la vita più bella o più interessante di quello che è già.

Come sempre ogni sessione riserva le sue sorprese! Arrivata a Roma invece che una bella giornata di primavera con cielo terso e nuvole stiracchiate dal vento mi sono ritrovata immersa in una tipica giornata di novembre grigia ed umida.

Non solo, ma per vari motivi Sara e la sua famiglia rientravano da un lungo viaggio. Mi sono quindi ritrovata con un challenge in più: il loro jet lag, di per se già difficile da gestire per un adulto figuratevi per 2 bimbe di 2 e 4 anni… ve lo lascio solo immaginare.

E’ in queste situazioni che l’esperienza mi consente di non perdere la bussola e quindi di rimanere concentrata sugli eventi che prendono corpo durante la giornata. La fotografia di famiglia richiede tanta dedizione e non può essere improvvisata.

Riguardando gli scatti della sessione ho voluto giocare sul dualismo macro-micro. Una sfida nella sfida.
Ho quindi deciso di raccontare questa esperienza dando particolare attenzione ai dettagli, cercando di raccontare una giornata di una famiglia solo attraverso una serie di piccole tessere di un grande puzzle.

una piccola mano prova ad arrivare in alto little hand reaching up
Un giorno nella vita di Sara, Armando, Ada e Gemma
ombra delle mani hand shadow
Un giorno nella vita di Sara, Armando, Ada e Gemma
piedini fuori dal tunnel
Un giorno nella vita di Sara, Armando, Ada e Gemma
A game of shadows il gioco delle ombre
Un giorno nella vita di Sara, Armando, Ada e Gemma