1. Hai mai pensato che le donne non possono essere d’ispirazione?
No, anzi, ho sempre cercato donne “fuori dagli schemi” anche quando studiavo a scuola, donne che mi ispirassero e facessero da modelli.
2. Che pregiudizi (preconcetti) hai dovuto affrontare?
Una donna da sola è impensabile gestisca un’intera azienda agricola ma non hanno mai interferito con la mia determinazione.
3. Ti sei mai assunta dei rischi?
Assolutamente sì, con la tranquillità però di avere un posto che anche se l’azienda fosse andata male, potesse essere di valore immobiliare per eventuali affitti o dimora personale. Tenendomi quindi un piano B nella tasca.
4. Che ostacoli hai dovuto affrontare per arrivare dove sei adesso?
Tanti, la burocrazia è il più grosso. A volte mi sembrava che ad ogni slancio ci fosse, da parte degli organi preposti, un “MA” grande come una montagna. L’altro problema in Italia sono i finanziamenti, senza una famiglia alle spalle, è praticamente impossibile richiedere prestiti.
5. Se la tua vita fosse un libro, come si chiamerebbe?
“E il giardino creò l’uomo: Un manifesto ribelle e sentimentale per filosofi giardinieri”. Cambierei però l’inizio…”e il giardino creò la Donna”, bellissimo libricino di Jorn de Precy, un prezioso testimone degli esiti dell’industrializzazione di fine 800 che travolge uomini e luoghi. In questo senso, è un critico radicale di una società arresa alla tirannia del progresso. Per resistere tra luoghi resi anonimi, inerti, deserti di ogni spiritualità, di anima, non resta che il giardino; rifugio ultimo nel tentativo di ripristinare una relazione armoniosa, un dialogo vero tra uomo e natura. Quando anch’esso non sia ridotto a merce e vetrina, risulta luogo di resistenza, di pur inconsapevole dissenso. Il giardiniere-poeta-nella-pratica alla de Précy si muove all’insegna del rispetto del luogo, del genio che lo abita; ne coltiva il mistero fino a farsi custode di un “giardino planetario”, tema quanto mai attuale anche e soprattutto alle soglie del 2022.