Fotografia documentaria di famiglia, reportage per famiglie Lavinia Nitu famiglia fa colazione

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Quando penso alle mie giornate, difficilmente riuscirei a fare una foto che le riassuma per intero. Ma una serie di foto sono come tanti piccoli indizi, briciole di pane da seguire per tornare a casa. Per tornare ad essere di nuovo piccoli nelle braccia dei nostri genitori.

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I ricordi della mia infanzia funziona così. A volte mi basta l’odore delle foglie cadute a ottobre per portarmi indietro nel tempo di 30 anni ai weekend passati in campagna dai miei nonni.
Il viaggio sembrava impossibile, tra l’odore di benzina che la vecchia Dacia di mio padre faceva, e la domanda incessante di mia sorella: Siamo Arrivati, Quanto Manca Ancora?

E poi, ecco che la macchina gira a destra sulla strada di terra battuta e io apro il finestrino per lasciare che l’aria intrisa del profumo d’autunno riempi le mie narici. Terra bagnata e foglie gialle, ma soprattutto uva matura, pronta per essere raccolta.
I miei nonni ci hanno già sentito e ci stano aspettando fuori dal cancello e insieme a loro un grosso cane bianco e nero indeciso se iniziare ad abbaiare oppure no.
“Ben arrivati, avete fame?” sono le prima parole di mia nonna.

Yes, I’m hungry, I’m hungry to still be there, with them, to be able to hug them and sink my face into her soft breast that smelled of abundance.

I don’t remember their faces anymore. As much as I try their eyes and their smiles they are lost forever. There were few photos of them when they were still with us and those too have been lost divided among my uncles. I am left with small fragments of memories of my days there.

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Le foto sono un’eredità inestimabile, che diamo per scontato con così tanta facilità.
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