Isabella Massamba

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Isabella Massamba con la sua famiglia

Mi chiamo Isabella Massamba e sono una ricercatrice ed un’insegnante.

Misuro il tempo con il passare delle lune e sono profondamente connessa a madre terra e ai suoi cicli. Per questo ho studiato Scienze Naturali, sciamanesimo e passato gran parte della mia vita viaggiando ed esplorando il mondo e le persone.

Dopo aver insegnato per anni all’Università e nelle scuole, ho intrapreso un’attività privata di divulgazione per avvicinare il pubblico al mondo delle piante, tramite corsi ed attività pratiche di erboristeria casalinga e cucina naturale a base di piante spontanee e officinali.
Ho studiato pasticceria e cucina e le ho praticate nei ristoranti e come personal chef.
Ora ho la mia azienda agricola “Arte Botanica”, dove produco liquori, dolci e preparati a base di piante officinali e fiori.
Sono già pronta per il prossimo viaggio.

1. Hai mai pensato che le donne non possano essere d’ispirazione?

No, mai. anzi, devo ringraziare di cuore la mia prima e migliore ispirazione, mia nonna, la donna che ho più ammirato nella mia vita. E poi tutte le donne in grado di realizzare i loro sogni e di renderli concreti, che permettono a chi pensa non sia possibile farlo, che se si vuole, quasi sempre si può.
Certo ci sono persone facilitate in tutto, l’importante è riuscire a costruire i nostri sogni a nostra personale misura e non pretendere di emulare e diventare dei cloni. La nostra unicità è la chiave per accedere alla creatività.
Mai essere invidiose, sempre prendere ad esempio chi è più brava e vedere le sue conquiste come un obiettivo.
 2. Che pregiudizi (preconcetti) hai dovuto affrontare?
Per prima cosa è necessario far presente il fatto che sembro molto più giovane della mia età e ho un aspetto esotico. Queste due caratteristiche in Italia non sono un biglietto da visita utile a farsi rispettare come interlocutrice al primo colpo. Mi è statto chiesto di presentare la delega del mio capo per poter aprire delle posizioni legali quando chiaramente c’era scritto che la proprietaria della ditta ero io.  Nell’immaginario comune la parola “imprenditore” è legata ad un individuo di sesso maschile di successo in giacca e cravatta.
 3. Ti sei mai assunta dei rischi?
Sempre. Seguo il mio istinto e faccio ciò che mi piace, a costo di sembrare fuori dalla realtà e completamente pazza. Non importa il giudizio degli altri, molto spesso la prudenza è solamente la paura più stagnante, cantava Battisti. Potremmo morire domani, questo è il rischio che corriamo: quello di aver vissuto cercando il coraggio di essere noi stessi. L’importante è non fare il passo più lungo della gamba e rischiare in modo da poter essere indipendenti nel momento in cui ci saranno delle cadute, cosa purtroppo inevitabile nel percorso di esplorazione dell vita.
 4. Che ostacoli hai dovuto affrontare per arrivare dove sei adesso?
L’ostacolo più grande è sempre stata la paura o l’incapacità di chiudere i capitoli. Se fai un lavoro per 15 anni e ti accorgi che non fa più per te, il pensare di lasciarlo non solo è una tragedia, ma fa sembrare tempo trascorso in quel ruolo una perdita di tempo. hai buttato via la tua vita, ti diranno.
Invece è un po’ come lasciare un fidanzato storico con cui non hai più nulla in comune: ti batti per salvare la relazione, ma non fai altro che perdere altro tempo che invece potrebbe essere utilizzato per creare nuove occasioni, sviluppare altre passioni, innamorarti di qualcuno o qualcosa di migliore. In realtà ogni fase della nostra vita è un insieme di esperienze che vanno raccolte e messe a frutto, senza legarci troppo alle persone e agli eventi che non possono più essere parte della nostra esistenza. Riconoscere quando è il momento di chiudere una fase è la parte più difficile e più importante per sentirsi bene.
La cosa più difficile da accettare per me è stata l’assenza di meritocrazia in ambiente universitario e il fatto che raccomandazioni e favoritismi non mandassero avanti i più bravi, ma i prescelti. Stessa cosa vale per la giustizia: se non sei abbastanza ricco, difficilmente esiste.
Ho dovuto superare diversi lutti, molto pesanti, che mi hanno tolto la voglia di vivere. Iniziare un nuovo lavoro e un nuovo progetto è sempre stato motivo di guarigione.
Ho deciso di seguire la strada delle mie passioni nonostante non fosse quella più semplice, sicura e ben remunerata.
 5. Se la tua vita fosse un libro, come si chiamerebbe?
Io sono una viaggiatrice quindi: “I viaggi di Isy”