I nomi sono quella cosa che riceviamo in dono prima di nascere. A volte prima di essere concepiti. Ed è uno di quei doni che lo devi per forza accettare e fare tuo.  

Mi ci sono voluti 40 anni per far mio il mio nome. Accettarlo, abbracciarlo, non vergognarmene.

Sono stato chiamata Lavinia come la mia madrina ed Elena perché dalle mie parti devi avere anche un nome di un santo (una protezione aggiuntiva non fa mai male). Ma dato che per i primi 6 anni di vita sono stata cresciuta principalmente da mia nonna, lei ha sempre rifiutato di chiamarmi con uno di quei 2 nomi chiamandomi Alina. Credo che nessuno sappia perché lo abbia fatto e ormai ha portato con sé questo “segreto” nella tomba.

Così ho “guadagnato” un nuovo nome: Alina e me lo sono dovuta tenere per i primi 14 anni della mia vita.

me and my dad and his mom, my grandmother
Me and my godmother during a picnic by the river

Certe cose non cambiano mai

Facciamo un salto in avanti al mio trasferimento dalla Romania all’Italia. Qui la storia del nome è successa di nuovo. Sotto una forma diversa, ma è successa, perché nessuno sapeva pronunciare il mio nome.

Ma volevo integrarmi, quindi ho lasciato correre, più e più 

volte, senza nemmeno rendermene conto di quanto questo mi stava stretto.

Non sai mai quante “cose” hai sepolto dentro di te fino a quando non vai in terapia o inizi a scrivere un blog.

Quasi 10 anni fa ho registrato il dominio lavinianitu.com. Non so davvero perché. Ero “solo” una fotografa “amatoriale” senza il desiderio di condividere il mio lavoro. So che volevo scrivere, ma non ho mai premuto il pulsante di pubblicazione perché le mie parole non erano mai abbastanza “perfette”.

Quindi l’ho lasciato lì, quasi vuoto.

Non ho voluto usarlo nemmeno quando ho deciso di fare il salto e diventare una fotografa “seria”.

Volevo ricominciare da zero, e ho pensato che la cosa migliore che potessi fare fosse ufficializzare il cognome Mani che già stavo usando. Così è nato Ma.Ni. Photo Studio.

Ma tutti i nodi vengono al pettine, ed il 2019 mi ha preso e mi ha rivoltato come un calzino.

Sentivo che mancava qualcosa nella mia fotografia. Pensavo fosse l’esperienza, la conoscenza. Quello che non sapevo era che ciò che mi mancava davvero ero io: il mio passato, la mia voce, la mia personalità.

Il mio nome. La mia identità. Me.

Ho trascorso l’intero 2019 a lavorare con una mentore. Jenna Shouldice! Lentamente, foto dopo foto, ha aperto una porta nella mia anima. Mi ha aiutato a trovare la mia identità insegnandomi ad accettarla e a valorizzarla. Mi ha fatto capire quanto ero orgogliosa del mio nome. Mi ha preso per mano ed ha guidato i miei passi insegnandomi a stare in piedi. Salda sulle mie gambe, orgogliosa e sicura di chi sono.

Ed eccomi qui nel 2020, alla fine di 4 decenni di vita, con un sito web nuovo di zecca costruito sul dominio che ha il mio nome con un portfolio che mi dà farfalle nello stomaco ogni volta che lo sfoglio.

Il Ma.Ni. continuerà ad esistere perché fa parte di noi, di Filippo e me, e comparirà ogni volta che condivideremo un progetto.

Ma il mio nome sarà la firma sotto la storia della tua famiglia. La storia fotografica della tua famiglia.

Sarà la garanzia che ti guardo e ti vedo così come sei. Che sto dando valore ai tuoi ricordi – proprio come do valore ai miei.

Lavinia Nitu, best italian documentary family photographer

Foto di copertina: Jess Lycoops, Iratxe Alvarez