Sarò onesta, è passata ormai quasi una settimana dalla fine della Fearless Conference e non riesco ancora a mettere in parole la marea di sentimenti ed emozioni che mi hanno travolto durante questa conferenza.

Sarà perché non sono per niente brava con le parole, sarà perché non sono ancora riuscita a sedermi in santa pace e pensare. Comunque quello che so è che dentro, nel profondo dell’anima, ho sentito e sento ancora la potenza di questo incontro.

Credo che fondamentalmente Possiamo essere Buoni. Possiamo e non dobbiamo esserlo. Fearless Conference è la riprova che non è un’utopia, ma qualcosa di facilmente raggiungibile.
Vedere che organizzatori e speakers si sono dati da fare per far del bene mi fa ben sperare in un ritorno ad un certo tipo di umanità. Gli organizzatori hanno donato tutti i ricavi della conferenza (più di 20000$) in beneficenza. E gli speakers? A parte essere presenti a titolo gratuito, senza un vero compenso, hanno saputo lasciare da parte l’ego e raccontare se stessi. CONDIVIDERE.
Forse quello di cui questo mondo ha bisogno oggi è non solo celebrare il successo, ma celebrare e mostrare i fallimenti, gli errori che si fanno prima di arrivare al successo.
Così Rebecca Kiger mi ha toccato l’anima con la sua umanità, la genuinità e qualità dei suoi progetti personali.
Niki Boon mi ha raccontato la favola dei suoi 4 figli che imparano a vivere nel miglior modo possibile: giocando, sperimentando, cadendo e rialzandosi.

Così come Lyndah, Jacki, Melissa, Rich, Benjamin, Pedro, Philippe, Ufuk and Pedro tutti grandissimi professionisti che hanno saputo lasciare da parte il loro carattere introverso per raccontarsi d’avanti a 250 colleghi.
E poi Kirsten, la meravigliosa Kirsten, che da quando la conosco non ha mai smesso di dare. La sua onesta, la sua totale dedizione, la sua capacità di essere completamente vulnerabile e trovare in questo la sua in forza.


Non da meno è stato poter riabbracciare tante delle mie amiche fotografe e soprattutto fare nuove amicizie. In fin dei conti siamo animali sociali. Abbiamo bisogno di sentire di far parte di una comunità. Una comunità che ti accoglie, che ti capisce, che non ti giudica ma ti sostiene. Ecco, la Fearless Community è proprio cosi. Una tribù di fotografi che ti tiene con i piedi per terra mentre ti aiuta a volare più in alto.



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