Etica e fotografia. Un argomento trito e ritrito del quale a più riprese, e con cadenza quasi patologica, ci si ritrova a confrontarsi.

Chiariamo subito che cosa si intende per etica:

etica /’ɛtika/ s. f. [dal lat. ethĭca, gr. ēthiká, neutro pl. dell’agg. ēthikós]. – 1. (filos.) [riflessione speculativa intorno a ciò che è bene e ciò che non è bene] ≈ (filosofia) morale. 2. (estens.) [modo di comportarsi basato su ciò che ciascuno ritiene sia il bene, il giusto e sim.] ≈ codice, condotta, eticità, morale, moralità. ↔ amoralità, immoralità. ● Espressioni: etica professionale [insieme dei principi morali inerenti a un’attività professionale] ≈ deontologia. ↓ coscienziosità, scrupolosità.

Ma che cosa è giusto o cosa è ritenere sia il bene?

Per Ma.Ni. Photo Studio significa che ove ci siano delle regole, quelle vadano rispettate, significa che dove siano presenti delle best practices quelle vadano seguite, significa che quando si discute e ci si confronta con i colleghi o con la società e ci siano dei punti di riferimento, noi ci rifacciamo a quelli.

L’Etica che intendiamo noi non è solo seguire un decalogo di regole scritte e non durante lo svolgimento della pratica professionale, significa vivere all’interno di un sistema, la nostra società, che ha deciso per noi quali siano i paletti entro i quali è possibile esercitare le nostre libertà, tutte le nostre libertà.

Parlando però espressamente di attività fotografica, per noi etica significa seguire le linee guida della fotografia documentaria, prima fra tutte quella di rappresentare la realtà così come ci appare senza quindi influenzare o imporre i propri gusti, senza cambiare le abitudini di chi ci sta di fronte.
E’ ovvio che la nostra presenza è essa stessa in parte motivo di interferenza ed influenza, pensiamo ad esempio agli scienziati che eseguono un esperimento, loro sanno molto bene che il primo problema in qualità di osservatori è proprio quello di influenzare l’esperimento stesso.

Nella fotografia è esattamente lo stesso, ma fino ad un certo punto. Noi fotografi ne siamo coscienti e proprio per questo nella fotografia documentaria i risvolti umani e relazionali assumono un’importanza fondamentale per cercare di minimizzare la nostra presenza.

Per chi non è abituato a stare d’avanti alla macchina fotografia l’inizio è sempre in salita. Ma proprio perché l’etica mi impone di raccontare “la verità, solo la verità, nient’altro che la verità” ho imparato da dare tempo, tutto il tempo necessario che tutti i componenti si abituino alla mia presenza e tornino a comportarsi normalmente. Per questo più una sessione è lunga più l’autenticità e la qualità delle immagini aumenta esponenzialmente.

Il fotografo documentarista è un po’ come uno scienziato, sa che influenzerà la situazione che fotograferà, ma al tempo stesso è chiamato ad osservare e documentare quello che accade.

La questione è: quanto si sta influenzando ciò che si sta guardando?

Nelle scorse settimane abbiamo assistito alla triste constatazione che spesso l’etica passa in secondo piano rispetto alla necessità di guadagnare consensi. Poco importa che si tratti di un like su facebook piuttosto che un premio ad un concorso fotografico.

Quel che appare particolarmente grave, sopratutto parlando di fotografia documentaria, è l’alterazione della realtà. Non importa come o con che mezzi, il fotografo documentarista racconta quello che accade e non quello che vorrebbe che accadesse.

La fotografia documentaria richiede molta preparazione, richiede idee, richiede fondamenta salde.

Ma.Ni. Photo Studio ribadisce con forza la propria scelta di attenersi all’etica della fotografia documentaria. Non solo. Tutte le nostre immagini rispecchiano sempre genuinità e veridicità. Senza condizionamenti, senza suggerimenti. Non sottovalutiamo mai i valori che stanno alla base della fotografia documentaria.

I reportage di famiglia è fatto non per vincere dei premi, per avere gloria e fama. Il reportage di famiglia è fatto per lasciare alla famiglia un’eredità inestimabile. Un ricordo vivo è reale della loro vita vera.